martedì, Novembre 9, 2021

5,6 milioni gli italiani all’estero, +3% in un anno………..

da del 9 Novembre 2021

                              Milano Malpensa (arrivi zona tamponi)

ROMA (ITALPRESS) La pandemia ha avuto importanti ripercussioni sulla popolazione italiana e su quella straniera presente nel nostro Paese. Secondo lISTAT, a inizio 2021, gli stranieri residenti in Italia ammontano a poco più di 5 milioni: dopo un ventennio di crescita ininterrotta anche la popolazione straniera si ridimensiona e non riesce più a compensare l’inesorabile inverno demografico italiano.

Considerando i diversi mesi di lockdown vissuti a livello nazionale, europeo e internazionale, per molti è stato praticamente impossibile spostarsi e questo ha inciso fortemente sui dati relativi all’andamento migratorio italiano, sia interno che verso l’estero.

È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, presentato a Roma. L’Italia, in sintesi, è oggi uno Stato in cui la popolazione autoctona e la popolazione immigrata non crescono.

L’unica Italia a crescere è quella che mette radici (e residenza) fuori dei confini nazionali in modo ufficiale       – e quindi iscrivendosi all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE)o in modo ufficioso non ottemperando all’obbligo di iscrizione.

A partire sempre più numerosi sono gli italiani di nascita e quelli per scelta, quindi naturalizzati, coloro che chiedono di diventare italiani e che, una volta ottenuta la cittadinanza, tecnicamente vengono chiamati ‘nuovi’ italiani. Questi italiani, in realtà, di ‘nuovo’ non hanno nulla, in quanto, per l’Italia e gli italiani le persone di origine non italiana arrivati nel nostro Paese o nati e cresciuti in Italia non sono né una realtà recente né appena conosciuta.

Al 1° gennaio 2021 la Comunità Strutturale dei Connazionali residenti all’Estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato Istat), la presenza all’estero è aumentata del 3% nell’ultimo anno.

La Sicilia con oltre 798 mila iscrizioni è la Regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero.

La seguono, a distanza, la Lombardia (+561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (+479 mila) e la Calabria (+430 mila).

Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti allAIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%) Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono a distanza le Comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

La mobilità degli italiani con la pandemia, quindi, non si è arrestata, ma ha subito un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite all’estero da cittadini italiani, ma piuttosto le vere e proprie partenze, il numero cioè dei connazionali che hanno materialmente lasciato l’Italia recandosi all’estero da gennaio a dicembre 2020.

In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, oltre 21 mila persone in meno rispetto all’anno precedente.

Il 54,4% (59.536) sono maschi, il 66,5% (72.879) celibi o nubili, il 28,5% (31.268) coniugate/i, il 2,2% divorziate/i (2.431). Nel generale calo delle partenze (-16,3% rispetto all’anno precedente), le diminuzioni maggiori si ri-scontrano per gli anziani (-27,8% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%). Crescono, invece, i giovani tra i 18 e i 34 anni (42,8%): nell’anno della Pandemia, il protagonismo dei giovani italiani in mobilità aumenta, ma il ‘rischio’ di uno spostamento è stato volutamente evitato dai profili più fragili, anziani e bambini.Nel loro complesso, le destinazioni scelte sono state 180

Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’Estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo lEuropa come Continente.

Nel loro complesso, le destinazioni scelte nell’ultimo anno sono state 180 e, tra le prime dieci, ben sette sono nazioni Europee.

Tuttavia, l’unica nazione con saldo positivo, rispetto all’anno precedente, è il Regno Unito: +8.358 iscrizioni in più rispetto al 2020, +25,1% di variazione dal 2020 che diventa un aumento, in un anno, del 33,5%.

Delle oltre 33 mila iscrizioni nel Regno Unito, il 45,8% riguarda italiani tra i 18 e i 34 anni, il 24,5% interessa i minori e il 22,0% sono giovani-adulti tra i 35 e i 44 anni. Si tratta, quindi, della presenza italiana tipica per il Regno Unito: giovani e giovani adulti, nuclei familiari con minori che la Brexit ha obbligato a far emergereda qui la spiegazione dell’incremento registrato anche nell’ultimo anno nonostante la pandemia – attraverso la procedura di richiesta del settled status, un permesso di soggiorno a tempo indeterminato per chi può comprovare una residenza continuativa su territorio inglese da cinque o più anni, arco temporale che non deve essere stato interrotto per più di sei mesi su dodici all’interno del quinquennio di riferimento.

Gli italiani, quindi, durante lannus horribilis della pandemia si sono trovati costretti a dover de-cidere se partire o no, se affrontare o meno i rischi di un’emergenza sanitaria globale raggirando gli ostacoli imposti dai protocolli rigidi attuati dalle diverse nazioni e relative ai limiti di spostamento intra ed extra un determinato territorio.

Una parte ha preferito procrastinare il progetto migratorio e da questo deriva la riduzione del numero complessivo delle partenze – e un’altra parte ha deciso comunque di non rinviare la decisione e, quando possibile, rispettando le disposizioni limitanti gli spostamenti, ha scelto di ‘restare vicino’ – e quindi in Europa – più che andare oltreoceano.

In tema di pensioni, l’effetto pandemia si è riscontrato con riferimento all’incremento del numero di pensioni eliminate per decesso nel 2020 rispetto al 2019. In Italia tale aumento è stato pari al 15,2%; all’Estero, invece, la variazione percentuale si attesta a circa il 2%.

È ragionevole presumere che la variazione più significativa sarà colta nel corso dell’anno 2021 quando saranno consolidati i dati relativi alle verifiche dell’esistenza in vita.

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