martedì, Maggio 5, 2020

Bce: scontro tra Ue e Corte costituzionale tedesca sul Quantitative easing 

La sentenza della Corte di Karlsruhe dà il via libera al Qe’ ma pone paletti giuridici e politici che rischiano di pesare nel prossimo futuro: se entro tre mesi non ci saranno chiarimenti, la Bundesbank dovrà vendere i titoli finora acquistati. Dura replica della Commissione Ue

BCE    QE

aggiornato alle 15:2805 maggio 2020 

            ©  Afp – Corte costituzionale tedesca

L’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea “viola in parte” la Costituzione tedesca, in quanto il governo tedesco e il Bundestag “non hanno esaminato le decisioni della Bce”. E’ questo il verdetto annunciato oggi dalla Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, a quanto riferiscono diversi media tedeschi.

In sostanza, la Corte accoglie in parte i ricorsi contro il quantitative easing della Bce presentati tra gli altri dall’ex esponente della Csu, il partito conservatore bavarese, e dal fondatore della Afd Bernd Luecke. Il verdetto è stato emesso con 7 voti a 1. Non è stato dato seguito invece alla contestazione che il Qe sarebbe stato un finanziamento di Stato per via valutaria.

“Il governo federale e il Bundestag sono impegnato di contrastare la gestione passata del Pspp”, si afferma nella sentenza. Inoltre la Corte costituzionale ritiene “arbitraria” il verdetto della Corte europea del dicembre 2018 e dunque non vincolante per la Germania.

Subito dopo la sentenza, lo spread tra il rendimento del Btp e del Bund è salito a 237 punti, dai 230 punti dell’apertura. Il rendimento del Btp è salito all’1,850%.

 La replica della Commissione europea

“Riaffermiamo la primazia del diritto Ue e il fatto che le sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue sono vincolanti per tutte le corti nazionali”. Lo ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer, commentando la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul programma di QE della Banca centrale europea. “La Commissione ha sempre rispettato l’indipendenza della Bce nell’implementazione della sua politica monetaria”, ha ricordato il portavoce.

Ora l’Eurotower ha tre mesi di tempo per dimostrare che “gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal programma di acquisto di titoli pubblici non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica fiscale ed economica derivanti dal programma”.

La decisione dei giudici tedeschi non riguarda l’ultimo intervento della Banca centrale, quello di metà marzo, il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) lanciato a seguito dell’esplosione della pandemia da Covid-19. Secondo i ricorrenti il Qe va oltre quello che è il mandato dell’istituto centrale europeo.

I giudici tedeschi oggi hanno deciso sul ricorso presentato poco dopo la nascita del Qe, nel 2015. In realtà i giudici tedeschi non potranno impedire alla Bce di agire ma tale decisione potrebbe creare un clima di maggiore incertezza in un momento delicato come quello che sta vivendo l’economia europea. Già nel 2017 la Corte di Karlsruhe aveva chiesto il parere alla Corte di giustizia europea in Lussemburgo, che aveva definito ammissibile il programma di acquisti della Bce.

Il ricorso contro Omt​

Già dal 2012 alcuni membri della Cdu si erano opposti al bazooka pensato dall’allora presidente della Bce, Mario Draghi. In particolare i parlamentari tedeschi non avevano condiviso il programma Omt (Outright Monetary Transactions), le operazioni di acquisto illimitato di titoli di stato a breve termine dei paesi in difficolta’. Questi acquisti illimitati possono scattare in caso di richiesta di intervento del Fondo salva stati, Mes, di cui in questi giorni si parla tanto. Per i ricorrenti tedeschi permettere alla Banca Centrale di comprare titoli di stato di un paese dell’Eurozona senza limiti equivale a finanziare direttamente gli stati e quindi si tratta di una pratica che va contro i trattati. A giugno 2016, pochi giorni prima, il referendum sulla Brexit, la Corte costituzionale tedesca ha dichiarato legittimo il programma di acquisto di titoli di Paesi in crisi (Omt)varato dalla Bce nel 2012 respingendo il ricorso presentato da un gruppo di cittadini.

Con quella decisione la Corte tedesca affermo’ che il programma e’ legittimo se rispetta i limiti chiariti dalla sentenza della Corte Ue del giugno 2015. Cinque anni fa i giudici del Lussemburgo stabilirono che il programma varato nel settembre 2012 dalla Bce presentava sufficienti garanzie al fine di prevenire un uso “sproporzionato” dell’acquisto di bond che si tradurrebbe in una violazione delle regole Ue sull’istituto centrale.

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