lunedì, Giugno 15, 2020

Conte: «Decreto per altre 4 settimane Cig. Priorità salario minimo, insistere su smart working»

da   del 15 giu 2020

di Redazione Economia

           Il premier Giuseppe Conte, al centro, tra il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il ministro dell’Innovazione,                               Paola Pisano (Epa)                 

«Lobiettivo del governo è garantire la Cig a tutti i lavoratori, per tutto il tempo che sarà necessario in questa fase . Per questo abbiamo predisposto un decreto legge, che adotteremo oggi stesso in un Cdm a margine degli incontri, grazie al quale le aziende e i lavoratori che hanno esaurito le prime 14 settimane di Cig potranno chiedere da subito le ulteriori 4 settimane approvate dal dl rilancio». Lo ha sottolineato il premier Giuseppe Conte ai sindacati nel corso degli Stati Generali.

Il governo: superamento Cig con strumento più rapido

Quello che è più importante è che il governo è al lavoro in queste ore per il superamento della Cig e per arrivare a un meccanismo «nuovo e molto più veloce». Il premier Giuseppe Conte, parlando ai sindacati agli Stati Generali, ha parlato dell’obiettivo di una riforma degli ammortizzatori sociali.

1 – Le misure e gli aiuti per i lavoratori

«Abbiamo già in cantiere progetti specifici – ha aggiunto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – come la riforma e la semplificazione degli ammortizzatori sociali, la rimodulazione in chiave di politica attiva degli strumenti di sostegno, il rinnovo della disciplina della Naspi».

Conte: priorità tutela reddito e salario minimo

«Il nostro Paese richiede un grande sforzo. I tassi di crescita del prodotto interno lordo e della produttività sono sempre stati negli ultimi anni al di sotto della media europea. Quindi abbiamo il dovere (…) di fare di più», ha detto Conte ai sindacati durante gli Stati Generali.

Il premier ha anche dato le tre missioni fondamentali sul lavoro: «Sostegno alle transizioni occupazionali, tutela del reddito dei lavoratori e la promozione della qualità» del lavoro. «La tutela del reddito dei lavoratori – ha detto Conte – dovrà essere articolata in molteplici progetti: l’istituzione di un salario minimo nel Paese, la lotta senza quartiere alla contrattazione pirata, la detassazione dei rinnovi contrattuali, la creazione di un Documento Unico di Regolarità Contributiva su appalti e subappalti per il costo del lavoro, il contrasto al caporalato e al lavoro nero, l’incentivazione del welfare contrattuale», ha aggiunto.

2 – Conte: insistere su smart working

«Per quanto concerne la promozione della qualità del lavoro, dovremo lavorare innanzitutto su misure volte a favorire la rimodulazione dell’orario di lavoro, anche in vista di un ricorso sempre più insistito allo smart working, che è destinato a trasformare tempi, spazi e relazioni di lavoro», ha detto ancora Conte. «Dovremo poi promuovere il ricorso ai contratti di espansione e alla staffetta generazionale, favorire in ogni modo l’inserimento lavorativo dei giovaniquesto è un grande obiettivo politico del Governo – , contrastare il ricorso al part-time involontario che frustra le aspirazioni e gli standard di vita, modulando anche i contratti di lavoro al fine di eliminare le fattispecie più precarie», aggiunge Conte

Cig utilizzata dal 70% delle aziende

A proposito della Cig, la forte contrazione dell’attività economica ha costretto la quasi totalità delle imprese a prevedere specifiche politiche di gestione del personale. La Cassa integrazione guadagni e il Fondo di integrazione salariale sono stati usati dal 70,2% delle aziende con almeno tre addetti, secondo i dati diffusi da Istat lunedì mattina. Ciò «anche grazie all’allargamento della platea di possibili fruitori».

Cassa integrazione, ritardi colmati nell’erogazione

«Stiamo liquidando la cassa integrazione correntemente, mano a mano che arrivano gli Sr41, non c’è arretrato», ha detto ad Adnkronos/Labitalia, Maria Luisa Gnecchi, vice presidente dellInps.LSr41 è il modello telematico attraverso cui avviene il pagamento per la Cassa integrazione guadagni (Cig). Secondo Gnecchi «i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione non possono essere imputati a priori ».

«Per verificare di chi sono i ritardi si deve vedere quando è stata inviata la domanda di cassa integrazione da parte dell’azienda, quando lInps ha risposto con l’autorizzazione e quando poi l’azienda o il consulente hanno risposto con l’Sr41. Ho controllato personalmente alcuni casi e nonostante l’autorizzazione dell’Inps entro cinque giorni dall’invio della domanda il modelli Sr41 è arrivato dopo 15 giorni», sottolinea Gnecchi.

E la vice presidente dell’Istituto non accetta che «da parte di imprese e consulenti si parli di complessità nel reperire i dati da inserire nellSr41. I dati sono quelli che l’impresa già deve conoscere: le ore di cassa integrazione, il codice fiscale del lavoratore e il suo Iban. Non è mica il lavoratore che ha deciso di mettersi in cassa integrazione. L’unica cosa che non conoscono e che va inserito è il codice autorizzativo che invia l’Inps», aggiunge ancora Gnecchi.

Quindi, in conclusione, «ai lavoratori che si lamentano per la cassa integrazione che non arriva consiglio di verificare quando è stata inviata la domanda dell’azienda e quando ha risposto l’Inps. I ritardi vanno verificati».

I NUMERI

Donne senza lavoro, record di inattive che  non cercano il posto per sfiducia

di Redazione Economia

Le chiusure forzate per arginare la pandemia da Covid-19 hanno colpito duramente il mercato del lavoro. E a pagare il prezzo più alto sono le donne, la cui storica situazione di svantaggio si è ulteriormente aggravata, causando una perdita di posti di lavoro più elevata rispetto agli uomini e un ingrossamento delle fila di `inattive´, sfiduciate cioè di poter trovare un’occupazione.

Secondo gli ultimi dati Istat relativi ad aprile, l’occupazione femminile diminuisce più di quella maschile (con una differenza di meno di 10.000 unità), ma a balzare agli occhi è il numero di donne inattive (+438.00, contro +307.000 degli uomini), con una divario dunque di oltre 100 mila unità. Questo perché le donne sono generalmente impiegate in settori che sono stati più interessati dal lockdown: quelli della cura della persona, sia nel privato che nel pubblico.

«Sicuramente spiega il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzic’è un’incidenza maggiore di donne in settori che sono stati chiusi più a lungo, come il mondo dei servizi alla persona privati quindi badanti e baby sitter, sia pubblico come i centri estetici, parrucchieri, palestre o il mondo del retail dove il numero delle commesse è alto. Quindi le donne hanno smesso di cercare lavoro con il conseguente aumento dell’inattività».

Gli ultimi dati Istat evidenziano che ad aprile la diminuzione dell’occupazione (-1,2% pari a -274mila unità) è generalizzata: coinvolge donne (-1,5%, pari a -143mila), uomini (-1,0%, pari a -131mila), dipendenti (-1,1% pari a -205mila), indipendenti (-1,3% pari a -69mila) e tutte le classi d’età, portando il tasso di occupazione al 57,9% (-0,7 punti percentuali). Le persone in cerca di lavoro (-23,9% pari a -484mila unità) poi diminuiscono maggiormente tra le donne (-30,6%, pari a -305mila unità) rispetto agli uomini (-17,4%, pari a -179mila), con un calo in tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione scende al 6,3% (-1,7 punti) e, tra i giovani, al 20,3% (-6,2 punti).

Generalizzata anche la crescita del numero di inattivi (+5,4%, pari a +746mila unità): +5% tra le donne (pari a +438mila unità) e +6% tra gli uomini (pari a +307mila). Il tasso di inattività si attesta al 38,1% (+2,0 punti).

Nel confronto con la media del 2019, si legge inoltre nel report Istat `Le prospettive per l’economia italiana nel 2020-2021´, nei primi 4 mesi dell’anno circa 500 mila persone hanno smesso di cercare lavoro transitando tra gli inattivi. Questo segnale presenta specificità di genere e fascia di età.

Il tasso di inattività femminile è cresciuto di 2,3 punti percentuali mentre la disoccupazione è diminuita di 2,6 punti percentuali. L’aumento di inattività è stato più accentuato tra la fascia di età 35-49 (+10,4%, 278mila unità) e 25-34 anni (+8,8%, 172mila unità).

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Gli ADDENDUM n.1

AIUTI PER LE IMPRESE E LE PARTITE IVA

Fondo perduto, aiuti a imprese e partite Iva: come si presenta la richiesta online all’Agenzia

di Massimo Fracaro

Come e quando si può richiedere il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio per le imprese colpite dall’emergenza Covid?

Lettera firmata, via e mail

Il contributo a fondo perduto (articolo 25 decreto legge 34/2020) spetta ai titolari di partita Iva (imprese, società e lavoratori autonomi) con ricavi 2019 fino a 5 milioni a condizione che abbiano avuto nel mese di aprile 2020 un calo dei fatturato superiore al 33,33% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il contributo è una somma di denaro che verrà bonificata direttamente al contribuente ed è pari ad una percentuale (tra il 10% e il 20% a secondo della fascia di ricavi annui) da applicare all’importo del calo di fatturato. La percentuale è il 20% sulla riduzione del giro d’affari per chi ha ricavi fino a 400.000 euro nel 2019, il 15% se i ricavi erano tra 400.000 e 1.000.000 di euro, il 10% se i ricavi sono tra 1.000.000 e 5.000.000.

Il contributo è riconosciuto per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per le società. Per le attività chiuse per il lockdown, il contributo può raggiungere importi significativi.

La richiesta del contributo va presentata con istanza telematica all’Agenzia delle Entrate tra il 15 giugno e il 13 agosto (provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 10 giugno che ha approvato il modello e le istruzioni). Non è rilevante, per ottenere il contributo, l’ordine di presentazione delle domande perché tutte le richieste inviate nel periodo verranno prese in considerazione. Lo stanziamento complessivo di fondi per questo contributo è significativo (oltre 6 miliardi totali).

Come e quando si può richiedere il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio per le imprese colpite dall’emergenza Covid?

Lettera firmata, via e mail

Il contributo a fondo perduto(articolo 25 decreto legge 34/2020) spetta ai titolari di partita Iva(imprese, società e lavoratori autonomi) con ricavi 2019 fino a 5 milioni a condizione che abbiano avutonel mese di aprile 2020 un calo dei fatturato superiore al 33,33%rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il contributo è una somma di denaro che verrà bonificata direttamente al contribuente ed è pari ad una percentuale (tra il 10% e il 20% a secondo della fascia di ricavi annui) da applicare all’importo del calo di fatturato. La percentuale è il 20% sulla riduzione del giro d’affari per chi ha ricavi fino a 400.000 euro nel 2019, il 15% se i ricavi erano tra 400.000 e 1.000.000 di euro,il 10%se i ricavi sono tra1.000.000 e 5.000.000.
ADDENDUM N.2

Coronavirus, Ichino: «Smart working? Per dipendenti pubblici spesso è vacanza»

Lo smart working per i dipendenti pubblici? «Nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento». Non usa certo un tono diplomatico Pietro Ichino, giuslavorista e più volte parlamentare, intervistato da Libero.

 

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