giovedì, Febbraio 17, 2022

Fed e Ucraina mandando l’Asia in rosso. Petrolio in frenata, torna l’Iran

I verbali del Fomc ieri hanno indebolito Wall Street e oggi anche le Borse del Far East visto che la Fed è pronta ad aumenti dei tassi più consistenti per freddare l’inflazione. Ucraina vittima di un attacco cyber mirato a paralizzare banche e siti governativi. Futures su Wall Street in rosso

da del 17/02/2022 07:06

di Elena Dal Maso

Dopo che Wall Street ha chiuso debole, lAsia apre in rosso la giornata complici le due grandi incertezze sui mercati, i rialzi dei tassi negli Usa e le tensioni in Ucraina. Alle ore 7:00 italiane il Nikkei cede lo 0,74%, Hong Kong lo 0,27%, Shanghai è sopra la parità (+0,23%). L‘oro riprende a salire dello 0,4% a 1.878 dollari l’oncia, il petrolio Wti americano perde invece l1,65% a 92,01 dollari il barile.

L’euro lascia a sua volta sul terrno lo 0,17% a 1,1355, lo yen invece balza dello 0,23% a 115,2, invarata la sterlina rispetto alla chiusura di Wll Street a 1,3578, mentre il T bond Usa viaggia poco sotto il 2% (1,994%) e i futures sulla borsa americana sono in rosso in media per lo 0,5%.

I responsabili della Fed hanno ribadito ieri che sarebbe opportuno aumentare presto il target sui tassi e la maggior parte dei partecipanti ha suggerito che sarebbe probabilmente giustificato un ritmo di incremento più rapido rispetto al periodo successivo al 2015 se l’economia dovesse evolversi in linea con le aspettative. E’ quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione del Fomc pubblicati ieri. Se l’inflazione non scenderà come previsto, sarà opportuno stringere la politica monetaria a un ritmo più rapido. La Fed continuerà inoltre a ridurre il ritmo mensile di acquisti di asset, portandoli a termine all’inizio di marzo.

Mentre la Russia insiste sul fatto che è seriamente intenzionata ad allentare le tensioni con l’Ucraina, lOccidente non ne è ancora convinto, scrive Bloomberg. I leader mondiali si rifiutano di prendere alla lettera l’annuncio di Mosca di un ritiro delle forze al confine con lUcraina. “C’è quello che dice la Russia e quello che fa la Russia, e non abbiamo visto alcun ritiro delle sue forze”, ha commentato ieri il Segretario di Stato americano Antony Blinken. Nel frattempo, lUcraina ha affermato di essere stata vittima di un attacco informatico “senza precedenti”, mirato a paralizzare banche e siti governativi.

Oggi i futures sul greggio Wti sono scesi fino a oltre il 2% prima di recuperare alcune perdite e stabilizzarsi vicino a 92 dollari al barile, mentre gli investitori stanno valutado le prospettive di un ritorno dell’offerta di petrolio iraniano sui mercati. Un importante negoziatore iraniano ha twittato che gli sforzi per ripristinare l’accordo con gli Usa sono “più vicini che mai”, con Teheran che sembra prepararsi per il suo ritorno sul mercato asiatico dopo che i funzionari della National Iranian Oil Co., di proprietà statale, hanno incontrato le raffinerie sudcoreane per discutere di una potenziale fornitura. Gli analisti hanno suggerito che un potenziale accordo potrebbe rilasciare circa 1,3 milioni di barili al giorno, contribuendo ad alleviare il mercato globale.

Il disavanzo commerciale del Giappone è balzato bruscamente a 2,191 miliardi di yen a gennaio 2022 da 327,2 miliardi nello stesso mese dell’anno prima e rispetto al consenso del mercato di un divario di 1,607 miliardi. E’ stato il sesto mese consecutivo di deficit e la cifra più alta da gennaio 2014, con le importazioni che sono balzate del 39,6% su base annua a un nuovo picco tra la forte domanda interna e l’impennata dei prezzi delle materie prime.

Nel frattempo, le esportazioni dal Giappone sono aumentate del 9,6% anno su anno a 6,332 miliardi di yen a gennaio 2022, mancando il consenso di mercato del 16,5% e dopo una crescita del 17,5% a dicembre. Questa è stata la crescita più debole dell’export dallo scorso ottobre, con la domanda globale in calo a causa dei contagi del ceppo Omicron e dei persistenti problemi della catena di approvvigionamento. Le esportazioni verso la Cina sono scese del 5,4% a gennaio. Nel 2021, lexport del Giappone è cresciuto invece del 21,5% a 83,093 miliardi di yen.

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