martedì, Settembre 7, 2021

La moglie del re del catering napoletano Paolo Tortora: «Non era vaccinato, il Covid lo ha ucciso in due ore»

                                                                                                CRONACA                                                                                           

 Il 61enne aveva già contratto il virus lo scorso ottobre. Il racconto di Valentina Abbruzzeso: «Ho tra le mani la sua ultima lettera, ero per lui un’iniezione di vita»

di Anna Paola Merone

Stringe fra le mani una lettera. Quella che suo marito le ha scritto lo scorso 25 agosto. Con la sua grafia minuta e una prosa diretta Paolo Tortora racconta a Valentina Abbruzzeso cosa rappresenta per lei, le dice del suo amore, le chiede di essere paziente per le sue intemperanze caratteriali, le confida le sue prospettive per l’azienda che infine le affida. Presagendo quasi una fine vicina.

Paolo Tortora — figura di prima grandezza nel mondo del catering, del banqueting e della ristorazione è morto a 61 anni domenica mattina a causa del Covid. «Questi sono gli ultimi messaggi che mi ha mandato dall’ospedaleracconta Valentina —. Li ha scritti dopo che ci eravamo visti per dirmi che stare vicini era stata “una grande iniezione di vita’” Poi tutto è precipitato».

Quando è stato intubato?

«Il 22 agosto. Aveva chiesto ai medici di vedermi, non accettava un no, ha insistito tanto chiedendo una strappo alle regole. E loro, prima di trasferirlo in rianimazione, hanno acconsentito».

Quanto tempo vi hanno concesso?

«Quaranta minuti. Poi la sera alle 21.09 lo hanno intubato e hanno indotto il coma farmacologico. Lui non voleva. Mi aveva ripetuto mille volte che non voleva l’accanimento terapeutico. Io gli ho detto che era una piccola sedazione, non che lo avrebbero addormentato…».

Quando aveva incominciato a stare male?

«All’inizio di agosto. I primi dieci giorni l’ho curato a casa e né io né le bambine ci siamo contagiate anche se abbiamo continuato a stare tutti insieme. Io ho anche dormito con lui. Tanto eravamo comunque costretti alla quarantena».

Poi è stato necessario il trasferimento al Cotugno.

«Sì il 12 agosto. Lui voleva che io restassi sempre fuori dall’ospedale, voleva avere la percezione di una mia vicinanza. C’è stato un momento in cui ci sembrava anche che le cose andassero meglio. Poi dopo giorni passati con il casco e qualche miglioramento la situazione è precipitata nel giro di due ore».

Suo marito non era vaccinato. Era un no vax?

«Le cose non stanno esattamente così. Paolo aveva già avuto il Covid».

Quando era rimasto contagiato?

«Lo scorso ottobre, anche se era stato attentissimo».

Già da qualche mese avrebbe però dovuto fare il vaccino.

«Sì, ma aveva detto che lo avrebbe fatto ad ottobre per poi affrontare l’inverno».

Dunque è finito nella morsa della variante Delta.

«Sì. E lui aveva anche una fragilità polmonare, che si portava dietro da anni. Aveva dolori alle spalle, ma prendeva un antinfiammatorio e via. Infatti i medici gli hanno trovato tessuto cicatriziale ai polmoni quando è stato ricoverato, segno di vecchi problemi».

In queste ore si è mai rammaricata per non aver insistito affinché facesse il vaccino?

«Me lo sono chiesto, certo, ma poi mi sono anche detta che se era destino…»

Lei è vaccinata?

«Solo una dose, Pfizer».

E la seconda?

«Lo scorso anno ho avuto un serio problema di salute e non me la sono sentita».

Lei ha due figlie…

«Azzurra e Giulia Pia, hanno 13 e 16 anni e Paolo le ha adottate».

Le ragazze sono vaccinate?

«La piccola ha appena compiuto 13 anni e dunque fino ad ora non si poneva neanche la questione. La grande qualche anno fa ha avuto una reazione terribile al vaccino contro la meningite e non era perciò consigliabile sottoporla ad un nuovo vaccino».

Lei e Paolo come vi siete conosciuti?

«Per caso ed è stato un colpo di fulmine. Io sono di Foggia, lui di Napoli: ci siamo conosciuti a Brescia e fidanzati a Bergamo. Ci siamo sposati il 19 maggio 2019 ad Anacapri, al Cesare Augustus».

Lei é giovane e adesso ha un notevole peso sulle spalle.

«Ho 36 anni, ma la differenza d’età io e Paolo non l’abbiamo mai avvertita. Per lui ho lasciato Foggia e il mio lavoro, avevo una scuola materna. Grazie a lui ho scoperto e amato Napoli e incominciato ad affiancarlo in azienda. Lui ha visto in me la persona giusta per supportarlo nella vita e anche nel lavoro. Sarò all’altezza della sua fiducia, portando avanti anche i suoi tanti progetti di beneficenza».

Le esequie di Paolo Tortora si svolgeranno oggi alle 11, alla chiesa di Sant’Antonio a Posillipo. «Lui è già stato cremato — aggiunge Valentina — e dopo il funerale porterò le sue ceneri a casa con me, per tenerlo sempre vicino».

6 settembre 2021 | 21:13

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