giovedì, Marzo 3, 2022

La Russia è junk per Moody’s e Fitch, un asset tossico per gli indici Msci e Ftse Russell………

Le agenzie di rating hanno tagliato il giudizio di sei livelli con outlook negativo. Sotto B3 vi è la serie C, prossima al default. Il rublo perde un altro 20% sul dollaro, gli Etf collegati alla Russia hanno ceduto ormai il 90% del valore. Chi ci guadagna ora dall’espulsione del Paese dagli indici.

da del 03/03/2022 11:25

di di Elena Dal Maso

 

Moody’s e Fitch hanno tagliato il rating della Russia a junk, spazzaturaMoody’s ha portato la valutazione sul debito a lungo termine (in valuta locale ed estera) da Baa3 a B3. E’ un salto di sei livelli (lo stesso che ha fatto anche Fitch), sotto ci sono i valori di C, prossimi al default.  L’agenzia ha avvertito che il Paese resta in fase di revisione per un ulteriore downgrade. Intanto la Borsa di Mosca è stata sospesa a inizio settimana e non vi sono comunicazioni in merito, né quanto durerà la chiusura, né di una possibile ripresa.

Le agenzie di rating hanno iniziato a porre il Paese sotto osservazione per un downgrade venerdì 25 febbraio, l’ultimo giorno in cui è rimasto aperto il listino a Mosca. Il rublo, intanto, protetto solo in parte dalla Banca Centrale Russa, che ha visto congelare parte degli asset esteri (630 miliardi di dollari), oggi perde il 20% sul dollaro, con il biglietto verde che si è portato a 116,92.

Il taglio secco, spiega lagenzia americana nella nota di oggi, “è stato innescato dalle severe sanzioni che i Paesi occidentali hanno imposto alla Russia, inclusa quella alla Banca Centrale e ad alcune grandi istituzioni finanziarie, in risposta all’invasione militare dell’Ucraina e alle misure di ritorsione adottate dalle autorità russe”. Moody’s sta osservando, di conseguenza, alcuni indicatori specifici in vista di un ulteriore taglio: l’aumento del rischio di interruzione del rimborso del debito sovrano date le sanzioni severe e coordinate e le “preoccupazioni significative sull’intenzione della Russia di onorare i propri obblighi”. In secondo luogo vi è la “probabilità di una crisi prolungata dell’economia e del settore finanziario a causa delle sanzioni che limitano l’accesso alle riserve internazionali del Paese” che potrebbero proteggere Mosca da shock economici.

Intanto lMsci, la società americana fra i maggiori fornitori di indici al mondo e Ftse Russell, che fa capo al London Stock Exchange, hanno eliminando le azioni russe dai loro indici sui mercati emergenti e globali. Gli investitori esteri non possono accedere alla Borsa di Mosca da giorni per vendere gli investimenti, ma stanno cercando di farlo, quando possibile, attraverso i titoli dei gruppi russi quotati a Londra, per esempio, oppure via Etf. “Il Lyxor Msci Russia scambiato anche su Borsa Italiana ha perso l‘84% da inizio anno”, spiega a milanofinanza.it Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex. Ricordando che, come visto con le crisi sistemiche passate, “se i fondi passivi scendono sotto un minimo importante di asset in gestione vengono liquidati”. Quello di Lyxor ha comunque oggi 55 milioni di euro di Aum.

“Gli asset russi sono diventati tossici”, ha scritto Marek Drimal, uno strategist che copre lEuropa, Medio Oriente e l’Africa per conto di Société Générale a Londra. “I mercati interni al Paese sono barricati e sostanzialmente non investibili, mentre i mercati esteri sono stati martellati. La velocità degli eventi mentre tutto ciò sta accadendo è semplicemente sbalorditiva”. Ma non solo i mercati finanziari, ha poi aggiunto Drimal, “anche le veloci decisioni di uscita da parte di diversi gruppi dalla Russia”.

I deflussi totali dal Paese dovuti alle decisioni di Msci e Ftse potrebbero superare i 40 miliardi di dollari, ha calcolato Brian Freitasun analista di Smartkarma (Auckland). “Non c’è molto che gli investitori attivi e passivi possano fare ora. Alla prossima riapertura della Borsa di Mosca saranno venduti quasi 16 miliardi di dollari di fondi passivi dopo l’uscita degli indici Msci che fluiranno, per la ricomposizione dei benchmark, 5 miliardi di dollari in Cina, mentre India, Corea e Taiwan riceveranno 2 miliardi di dollari a testa”.

Toshinobu Chiba, responsabile del portafoglio sul reddito fisso per conto di Nissay Asset Management (Tokyo), nota che “i bond russi sono scambiati a circa 20 centesimi sul dollaro, una perdita notevole per i detentori”. Ieri la Banca Centrale Russa ha vietato il pagamento delle cedole agli investitori esteri di obbligazioni espresse in rubli. Una mossa definita temporanea per sostenere i mercati sotto stress a causa delle sanzioni internazionali e che si aggiunge alla decisione dei giorni scorsi di impedire ai soggetti esteri di vendere asset russi in portafoglio.

Il congelamento in atto del debito pubblico riguarda quasi 3.000 miliardi di rubli (29 miliardi di dollari) calcola Bloomberg, tenendo conto dei dati disponibili all’inizio di febbraio. Secondo il database dell’agenzia americana, il prossimo pagamento di una cedola sulle obbligazioni russe (denominate OFZ) è previsto per domani sulle emissioni con scadenza nel 2024. “Penso che Mosca abbia sottovalutato fino a che punto si spingeranno le sanzioni e ora non può far molto”, ha scritto Viktor Szabo, gestore di Aberdeen Asset Management a Londra. “Tutti i mercati russi sono crollati”.

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