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lunedì, Aprile 5, 2021

L’eredità scomoda di Mundell: l’Euro non può rimanere a metà strada…………

ROBERT MUNDELL, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA (1932-2021)

 

FRANCO BRUNI economista

  • Mundell dava per scontata la libertà commerciale e insisteva sul terzetto inconciliabile: se si vuol tenere il cambio fisso e una politica monetaria diversa da quella prevalente all’estero occorre impedire ai capitali di muoversi attraverso i confini.
  • Con i capitali liberi la stabilità dei cambi richiede una politica monetaria comune.
  • LEuropa voleva permettere a risparmiatori, imprese e banche di investire, prestare e prendere a prestito mercati finanziari comunitari. Doveva dunque puntare sulla convergenza delle politiche monetarie nazionali, fino a fondere le monete e le banche centrali. 

Il premio Nobel per l’Economia Robert Mundell è morto a 88 anni nella sua casa a Santa Colomba, nel comune di Monteriggioni, in Toscana, dove viveva da anni.

Sono sessant’anni che la politica macroeconomica, in un’economia aperta al commercio e ai movimenti internazionali di capitali, segue le idee seminate da Bob Mundell, un economista energico e geniale, colto e simpatico, grande amante e conoscitore dell’Italia. La sua scomparsa avviene in un momento cruciale per l’integrazione monetaria europea, che deve molto ai suoi contributi.

Tommaso Padoa-Schioppa, estensore del Rapporto Delors che nel 1989 preparò l’euro, parlava di un quartetto inconciliabile: impossibile avere insieme la libertà del commercio di beni e servizi, quella dei movimenti internazionali dei capitali, i cambi fissi e l’autonomia delle politiche monetarie nazionali. Con politiche monetarie diverse, le macroeconomie spostano beni e capitali in modi incompatibili con la stabilità del cambio.

Mundell dava per scontata la libertà commerciale e insisteva sul terzetto inconciliabile: se si vuol tenere il cambio fisso e una politica monetaria diversa da quella prevalente all’estero occorre impedire ai capitali di muoversi liberamente attraverso i confini nazionali.

Con i capitali liberi la stabilità dei cambi richiede una politica monetaria comune. L’Europa voleva permettere a risparmiatori, imprese e banche di investire, prestare e prendere a prestito liberamente nei mercati finanziari comunitari; desiderava altresì evitare che fluttuazioni e incertezze dei cambi ostacolassero i commerci, la concorrenza e quindi la prosperità del mercato comune.

Doveva dunque puntare sulla convergenza delle politiche monetarie nazionali, fino a fondere le monete e le banche centrali. Così successe: la prima stesura del Trattato di Maastricht fu firmata dai governi due anni dopo il Rapporto Delors e bastò un decennio per avere la Bce e la moneta unica.

NESSUNO CONTROLLA IL CAMBIO

Quando l’euro già circolava da tempo, mi capitò di introdurre una Conferenza di Bob Mundell, presentandolo e ponendogli domande. Parlai del terzetto inconciliabile e lo invitai a ricordarlo come fondamento logico della moneta unica.

Lui era già alcuni passi avanti e mi spiazzò: in realtà, disse, penso che a essere inconciliabile sia addirittura la metà del quartetto di Tommaso, un duetto: indipendentemente dal regime del tasso di cambio, l’autonomia monetaria nazionale è ormai impossibile se un paese non si barrica di controlli amministrativi impedendo la libera entrata e uscita di capitali da e verso l’estero.

Con la globalizzazione finanziaria, l’idea di manovrare il cambio della propria moneta a piacere, per consentirsi una politica monetaria più o meno espansiva che altrove, è illusoria: i differenziali di interesse e le aspettative di variazione dei cambi vengono cavalcati dagli investitori e dagli speculatori con impeto tale da non consentire il controllo del cambio, muovendolo in modo disordinato e destabilizzante. 

PERCHÉ COORDINARE LE POLITICHE MONETARIE

Due conseguenze attuali del duetto inconciliabile, una per il mondo e una per l’Europa. Volendo i benefici della circolazione mondiale dei capitali occorre coordinare le politiche monetarie: altrimenti movimenti speculativi dei cambi diventano fonte di instabilità globale.

Il coordinamento implicito dovuto alla dominanza della politica monetaria americana sta divenendo sempre più inadeguato, ingiusto e destabilizzante, soprattutto per i paesi emergenti.

Un euro più sicuro di sé servirebbe anche ad allargare e articolare politicamente la leadership monetaria globale con l’alternativa europea al dollaro, in attesa della maturazione di un polo monetario asiatico.

Mundell non era solo uno dei padri ideali dell’euro: era anche un’erede delle fondamentali riflessioni che Keynes fece sul sistema monetario mondiale fin dagli anni Quaranta.

Un ingente sviluppo dei Diritti Speciali di Prelievo (Dsp) emessi dal Fmi, che Mundell avrebbe voluto avvenisse in diversi modi da tanto tempo, non costituirebbe un’illusoria “moneta unica mondiale” sarebbe meno del bancor di Keynes, ma rilancerebbe una collaborazione monetaria globale fruttuosa.

Un piccolo ma importante passo è a disposizione del Fmi e del G20 dei prossimi giorni e mesi: si tratta di aumentare significativamente lemissione di Dsp, soprattutto per aiutare a superare la pericolosa impasse dell’enorme debito dei paesi più poveri ed emergenti, aggravato dalla Pandemia. Un buon modo per onorare la memoria di Mundell.

IL DUETTO INCONCILIABILE

Quanto all’euro il “duetto inconciliabile” ha un’implicazione urgente: non ha senso stare a metà strada nel promuovere la libertà di movimento dei capitali nell’eurozona e l’integrazione dei suoi sistemi finanziari.

Scegliere la politica monetaria unica significa assicurarle di raggiungere ogni angolo dell’unione monetaria con uguale efficacia e intensità; significa evitare che i fondi esitino a investirsi in un paese membro perché ivi le banche, le crisi bancarie, i mercati dei titoli sono gestiti in modi diversi generando per gli investitori rischi-Paese diversi.

Significa evitare di ritrovarci nei guai come fummo con gli spread del 2011-12 quando dovemmo far ricorso al miracoloso whatever it takes di Mario Draghi.

Significa superare alla svelta gli ostacoli tecnici e politici che ancora impediscono di completare l’unione bancaria europea e avviare davvero quella dei mercati dei capitali. Di Mundell non si può fare a meno; ma nemmeno è logico prenderne solo la metà.

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