giovedì, Maggio 5, 2022

Piano di rientro dal debito nella sanità, Palazzo Chigi e Regione fanno ricorso contro la Corte dei Conti………

                                                                               Politica

I giudici contabili avevano chiesto di disapplicare i decreti del governatore Zingaretti tra il 2017 e il 2019. Lo Stato obietta che il governatore, in qualità di commissario ad acta, ha agito in esecuzione delle sue direttive e per questo motivo si è opposto.

di Maria Egizia Fiaschetti

Il presidente del Lazio Zingaretti e il Ministro della Salute Speranza (Ansa)

La presidenza del Consiglio dei ministri, i dicasteri dell’Economia e della Salute e la Regione Lazio hanno presentato ricorso contro le contestazioni sollevate dalla Corte dei Conti, che ha chiesto di disapplicare i decreti del commissario ad acta per il piano di rientro dal debito nella sanità ovvero il governatore, Nicola Zingaretti. Il periodo all’esame della magistratura contabile è quello compreso tra il 2017 e il 2019: le obiezioni riguardano alcune misure regionali per la strategia di risanamento e le modalità di contabilizzazione, in particolare nella Asl Roma 2 e nella Asl di Latina. Il ricorso muove da una considerazione: Zingaretti eseguiva le disposizioni del governo come commissario delegato e, solo «incidentalmente», come presidente della Regione. Lo Stato ha perciò deciso di impugnare il provvedimento, ritenendo di dover essere sentito in relazione a quanto contestato: oltre alla contabilizzazione, la stima dei debiti e dei crediti, il saldo del conto economico, la circolazione dei fondi per cassa.

È probabile che la mossa di Palazzo Chigi punti a evitare il ripetersi di situazioni analoghe: censurare le modalità di intervento delle regioni rischia infatti di compromettere la tenuta di un sistema che ha garantito la stabilità dei conti degli enti territoriali per almeno un decennio. Un caso, il Lazio, che potrebbe fare da apripista.

A tale proposito, si evidenzia che le deliberazioni dei giudici di viale Mazzini sono da considerarsi «causa di un vulnus su tutta la strategia nazionale dei tavoli di affiancamento delle Regioni». Le osservazioni della Corte sottolineano ancora i ricorrenti «abbracciano un arco temporale ampio che mette in discussione sia la legittimità di atti amministrativi commissariali di attuazione del Piano, quindi formalmente riconducibili a organi dello Stato, sia gli andamenti e i risultati della gestione economico-finanziaria». Ne consegue che «la modifica unilaterale delle risultanze economiche già chiuse e validate dai predetti tavoli di verifica determinerebbe una violazione del principio di leale collaborazione tra le diverse istituzioni sancito dall’articolo 120 della Costituzione».

30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 07:29)

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