mercoledì, Maggio 26, 2021

Strage della funivia: “Freno volutamente disattivato”. I tre fermati ammettono

Svolta nelle indagini: in manette Luigi Nerini, amministratore della società che gestisce l’impianto. Secondo l’accusa, il meccanismo di emergenza è stato manomesso per evitare di interrompere il servizio in una giornata che lasciava presagire un buon afflusso di turisti. Fermati anche altri due dipendenti della società: Gabriele Tadini e Enrico Perocchio

TRAGEDIA FUNIVIA  ARRESTI

da aggiornato alle 11:46 26 maggio 2021

 

© Vigili del fuoco – Funivia del Mottarone

AGI – Hanno “ammesso”. Lo riferisce il comandante provinciale dei Carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani. Il freno non è stato attivato volontariamente, “sì, lo hanno ammesso”, conferma l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Radio 3.

“C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”, spiega ancora Cicognani.

La svolta nelle indagini sul disastro della funivia del Mottarone è arrivata nella notte. Tre persone sono state fermate: si tratta di Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia, Gabriele Tadini, direttore del servizio ed Enrico Perocchio, caposervizio. Tutti e tre sono stati portati in carcere a Verbania.

Omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime (in relazione alle condizioni del piccolo Eitan ricoverato al Regina Margherita di Torino): queste, secondo quanto si é appreso, le ipotesi di reato in base alle quali la procura ha deciso di procedere con i fermi.

La cosiddetta ‘forchetta’ che serve per disattivare i freni di emergenza della funivia di Stresa è stata quindi volutamente inserita per evitare di dover fermare l’impianto. Già nella giornata di sabato c’era stato un blocco: “Da quanto ci è stato riferito – aveva detto la pm Bossi –  sabato pomeriggio la funivia si è fermata e c’è stato un intervento per rimetterla in funzione”.

Secondo l’accusa, il meccanismo di emergenza è stato manomesso per evitare di interrompere il servizio in una giornata che lasciava presagire un buon afflusso di turisti.

Dopo il susseguirsi di ipotesi e indiscrezioni, il tema della cosiddetta ‘forchetta’ non azionata nel sistema di sicurezza della funivia, impedendo di fatto l’azionamento del freno di emergenza al momento della rottura del cavo traente, è diventato centrale: nella caserma dei Carabinieri di Stresa la pm Bossi ha quindi cominciato ad approfondire proprio questo elemento.

Rilevanti nella svolta sarebbero state le foto del relitto della cabina scattate il giorno stesso dell’incidente da vigili del fuoco e dal soccorso alpino, immagini che mostrano la presenza della “forchetta” in uno dei freni della funivia.

Nella sera di martedì alla caserma dei Carabinieri la pm ha sentito diverse persone, 7 in tutto, tutti dipendenti della società che gestisce la funivia. Poi, intorno a mezzanotte é stato convocato il titolare dell’azienda Luigi Nerini.  

Alla caserma erano arrivati anche due legali. Il primo, Canio Di Milia, ex sindaco di Stresa e attualmente consigliere comunale, non si è trattenuto a lungo: per il suo ruolo di amministratore del Comune, parte lesa, non può avere un ruolo in questa causa. Successivamente è arrivata in caserma l’avvocata Anna Maria Possetti di Domodossola. Ad assistere Nerini è arrivato invece da Milano il suo legale Pasquale Pantano.

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