venerdì, Giugno 10, 2022

Tangenti da 50 mila euro per l’affitto dei negozi nel centro commerciale Euroma2…………..

CRONACA

Tre dipendenti della società incaricata della gestione degli spazi interni ad Euroma 2 pretendevano la «stecca» per rinnovare i contratti. Sono indagati per estorsione

di Fulvio Fiano

Un bar, una gioielleria, altri negozi. Accomunati dall’avere uno spazio nel Centro Commerciale Euroma2 e dall’aver pagato, o ricevuto una richiesta di pagare una tangente per rinnovare il contratto di affitto nella galleria. Cinquantamila euro nel caso peggiore, 35 mila o 20 mila in altre circostanze.

Un’estorsione portata avanti da quattro addetti delle Società incaricate della gestione dei locali interni al mall, finiti ora in una indagine dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria coordinati dal Procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Giuseppe Bianco.

Tre degli indagati, Fabio Travaglio, Ettore Torrese e Francesco Zoccoli sono stati raggiunti ieri dal divieto emesso dal gip Roberto Saulino di condurre attività professionali alle dipendenze di imprese operanti nei settori della consulenza aziendale, imprenditoriale, amministrativo – gestionale e pianificazione aziendale, affitto e gestione immobili e del divieto di esercizio di uffici direttivi presso qualsiasi persona giuridica, per la durata di un anno sull’ipotesi del rischio della reiterazione del reato.

La Procura ha inoltre disposto il sequestro preventivo dei beni (quote societarie e patrimonio aziendale di 3 imprese, 8 unità immobiliari, 4 autoveicoli e disponibilità finanziarie) direttamente o indirettamente nella disponibilità di due degli indagati per circa 2 milioni di euro. Il sequestro è stato possibile confrontando il tenore di vita ostentato dai tre con i redditi realmente dichiarati. Pressoché codificato il modo di agire degli indagati a partire dal 2013.

A circa un anno dalla scadenza del contratto di affitto i quattro, tutti dipendenti della Soresen Consulting srl che agiva per conto della Immobiliare Italia 2 proprietaria del Centro Commerciale (estranea alle indagini), facevano presente che «non avrebbero potuto garantirne il rinnovo» in caso non fosse stata versata loro la «stecca».

A loro si è potuti risalire anche grazie alla denuncia di uno degli imprenditori taglieggiati: «Avevo già avuto indicazione da parte di altri commercianti che per il rinnovo del contratto bisognava corrispondere una somma in denaro, in contanti, pena il pericolo che non venisse rinnovato», ha raccontato l’uomo agli inquirenti. Poi, intercettato, confidava a un collega la sua intenzione di mettere in chiaro le cose con gli estortori: «Mi avete fatto il rinnovo, i soldi stanno qua, contateli, però sappi che c’è questa indagine in corso». La risposta dell’altro imprenditore rivela un altro aspetto del sistema messo in piedi dagli indagati, ossia il pericolo di non riuscire a vendere l’attività se fosse finita sotto inchiesta. Una consapevolezza maturata anche dal denunciante: «Tu fai sempre il patto con il diavolo con questi figli di mignotta, hai capito qual’è il problema, eh? Capace che questo mi blocca la Scia».

10 giugno 2022 (modifica il 10 giugno 2022 | 12:57)

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