La svolta dopo 5 mesi di indagini: in carcere Adriana Pereira Gomes, 32 anni, compagna del figlio della vittima. Che ora potrebbe essere scagionato dal sospetto di essere complice
da Corriere.it di Marco Gasperetti
LIVORNO – Dopo cinque mesi di indagini difficili e un esperimento giudiziale, arriva una svolta nel giallo sulla morte per avvelenamento (forse con una dose massiccia di farmaci) di Simonetta Gaggioli, 76 anni, la funzionaria della Regione Toscana trovata cadavere il 3 agosto avvolta in un sacco a pelo ai lati della vecchia statale Aurelia a Riotorto, in provincia di Livorno. Sabato pomeriggio i carabinieri del reparto operativo di Livorno, al comando del tenente colonnello Armando Ago, hanno arrestato la brasiliana Adriana Pereira Gomes, 32 anni, compagna di Filippo Andreani, 48 anni, figlio della vittima.
La coppia era indagata da mesi per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
L’accusa
Secondo la procura di Livorno, diretta da Ettore Squillace Greco (le indagini sono state condotte dal pm Ezia Mancusi) e i carabinieri, le prove contro la donna sarebbero schiaccianti. Avrebbe ucciso la madre del suo compagno sperando di ottenere qualche beneficio nell’eredità che Andreani avrebbe ottenuto.
Con l’arresto della donna disposto dal gip Antonio Del Forno, avvenuto in una casa popolare di Scarlino, in provincia di Grosseto, dove Pereira Gomes abitava con il compagno da un paio di mesi, si alleggerisce la posizione di Filippo Andreani, il figlio della vittima che potrebbe essere scagionato dal sospetto di essere complice dell’omicidio. Le indagini comunque sono ancora in corso e non si escludono colpi di scena.