martedì, Maggio 4, 2021

Il Dl Sostegni Bis spinge il Ftse delle banche italiane, ecco chi ne può beneficiare di più

L’indice Ftse delle banche italiane si avvicina ai massimi degli ultimi 13 mesi. Una spinta arriva dalla bozza del Decreto Sostegni Bis che contiene una modifica relativa alla conversione delle Dta in crediti fiscali in caso di M&A. Con Unicredit-Mps per Equita il beneficio dalla conversione delle Dta ammonterebbe a 3,4 mld, +1,1 mld rispetto alla norma vigente. Con Unicredit-Banco Bpm a 3,6 mld. Mediobanca: nel secondo semestre l’annuncio di alcuni deal | Mps, più dote col decreto Sostegni.

da del 04/05/2021 12:25

di Francesca Gerosa

L’indice Ftse delle banche italiane guadagna lo 0,50% e si avvicina ai massimi degli ultimi tredici mesi. E’ l’ottavo rialzo consecutivo, sostenuto dall’aspettativa di una rapida ripartenza dell’economia italiana. Il Governo italiano ha raggiunto l’obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno e punta a 1 milione entro maggio. Da inizio anno il settore bancario italiano ha guadagnato il 20%. 

Una spinta arriva anche dalla bozza del Decreto Sostegni Bis che contiene una modifica relativa alla conversione delle Deferred tax assets (Dta, imposte differite attive) in crediti fiscali in caso di aggregazioni. In particolare la soglia delle Dta convertibili passerebbe dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore coinvolto nella fusione. Verrebbe, inoltre, allungato di sei mesi, al 30 giugno 2022, il termine previsto dalla manovra per deliberare la business combination.

Invece, per quanto riguarda le moratorie, il Decreto Sostegni Bis dovrebbe prevedere la possibilità di estenderle fino a fine anno, sebbene questa non sarebbe più automatica ma dovrebbe essere esplicitamente richiesta dall’impresa debitrice e riguardi esclusivamente la quota capitale (la quota di interessi dovrà iniziare a essere pagata da luglio). Continueranno, inoltre, a essere disponibili i prestiti garantiti dallo Stato, sebbene l’entità delle garanzie statali dovrebbe essere più limitata rispetto a primaGli ultimi dati dellAbi indicavano moratorie ancora attive su prestiti per 158 miliardi di euro.

Il beneficio derivante da questa nuova normativa sarebbe significativo a livello di solidità patrimoniale per Banco Bpm (+1,04% a 2,44 euro stamani in Borsa) e Banca Monte dei Paschi di Siena (+5,32% a 1,20 euro). “Consideriamo Banco Bpm, Mps e Unicredit, come acquirente, come le banche che trarrebbero i maggiori benefici dalla nuova norma”, ha detto Intesa Sanpaolo.

Se approvata, “la norma fornirebbe un ulteriore impulso al processo di consolidamento nel settore, supportando in particolar modo una soluzione per Mps, che ha in dote Dta potenzialmente oggetto di conversione per 3,8 miliardi, con tempistiche che tuttavia potrebbero essere più lunghe rispetto a quanto inizialmente ipotizzato”, ha confermato  Equita Sim.

Sulla base dei calcoli della Sim, in caso di M&A tra Unicredit e Mps, il beneficio dalla conversione delle Dta ammonterebbe a 3,4 miliardi, circa 1,1 miliardi in più rispetto alla norma vigente, con un impatto sul Cet1 della combined entity stimato in 90bps rispetto ai precedenti 60bps. Potenzialmente, la norma potrebbe essere supportive anche a una combinazione Unicredit- Banco Bpm con 3,6 miliardi di beneficio a capitale dalla conversione delle Dta, con impatto sul Cet1 della combined a 90bps rispetto ai precedenti 70 bps.

Anche Mediobanca Securities considera queste notizie positive in quanto concederà più tempo alle banche per beneficiarne, “la scadenza di dicembre 2021 stava diventando stretta considerando che il completamento di un deal di solito richiede almeno 5/6 mesi prima dell’approvazione delle Assemblee degli Azionisti. Inoltre, l’aumento dal 2% al 3% avvantaggia le fusioni che coinvolgono banche in cui il relativo ammontare considerevole di Dta è elevato, ovvero Unicredit, Mps e Carige, mentre per operazioni come Banco Bpm- Bper e Bper Banca- Banca Popolare di Sondrio l’aumento non cambia il beneficio anticipato rispetto al decreto vigente”, ha spiegato la banca d’affari.

E l’estensione del supporto alla liquidità con una graduale riduzione fino a dicembre 2022 “rende l’M&A italiano ancora più conveniente, confermando la nostra opinione che il secondo semestre 2021 vedrà l’annuncio di alcuni deal”, ha aggiunto Mediobanca ricordando che Unicredit presenterà il suo business plan a settembre, ovvero dopo i risultati del secondo trimestre di quest’anno, “che ora si adatta più comodamente alla scadenza prorogata per i sussidi M&A”.

D’altra parte, ha rammentato Bestinver Securities, il nuovo Ceo di Unicredit è stato nominato il 15 aprile. Detto questo, “qualsiasi schema di consolidamento che coinvolga Unicredit e Mps”, ha previsto Bestinver, “slitterà chiaramente alla fine dell’anno (il Mef dovrebbe uscire dalla banca senese entro il 2021, ndr), per non dire al 2022. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il Governo ha cambiato il quadro sull’uso delle Dta. Gli asset totali di Mps sono pari a 150 miliardi di euro, il 3% implica 4,5 miliardi di Dta da utilizzare, contro i 3 miliardi precedenti, il che rende Mps una preda più attraente rispetto a prima, considerando che Unicredit più Mps hanno circa 8 miliardi di euro di Dta totali cumulati da utilizzare”.

Più in generale il quadro di breve del settore bancario italiano (oggi quota a 8.826 punti l’indice Ftse delle banche italiane) è in progressivo rafforzamento. “La violazione della prima importante soglia discriminante posizionata in area 8mila punti ha decretato la ripartenza delluptrend, con obiettivi finali individuabili intorno ai top pre-covid in area 10.500 punti. Oltre tale livello, l’asticella si sposterebbe verso 12.500 punti”, ha osservato Websim che consiglia di accompagnare la risalita del settore con acquisti, anche ai prezzi attuali, stando pronti a incrementare le posizioni con nuovi acquisti sulla forza alla prima chiusura dell’indice sopra 9mila punti. Target finale verso 10.500 punti. Applicare lo stop loss alla prima chiusura sotto 8mila punti”.

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