giovedì, Marzo 7, 2024

Inchiesta Perugia, Cantone: “Numeri mostruosi, è uscito fuori un verminaio”

Il procuratore in Commissione Antimafia: “Tutelare le banche dati, non solo quella della Dna”

“Bisogna tutelare le banche dati, non solo quella della Dna, ma tutte quelle che hanno atti giudiziari”. Lo ha detto il procuratore di Perugia Raffaele Cantone in audizione in Commissione Antimafia sul caso dell’inchiesta di Perugia. Cantone ha affermato che quelli dell’inchiesta sono “numeri molto più preoccupanti di quelli emersi, inquietano, sono mostruosi”.

“In questi mesi, da quando è uscita la prima notizia – continua il procuratore -, come procura di Perugia abbiamo fatto atti delicatissimi, abbiamo sentito per due volte il ministro della Difesa che va ringraziato per la sua scelta di rivolgersi all’autorità giudiziaria”, spiega aggiungendo che in questo modo ha consentito di “far uscire questo verminaio“.

“Il mercato delle sos non si è affatto fermato”, ha spiegato, sottolineando che le ricerche sono proseguite anche dopo che ci fu la fuga di notizie sull’inchiesta. “La vicenda è oggettivamente molto grave, il numero di accessi fatti è eccessivamente elevato e rende evidente che in 4 anni gli atti consultati sono tantissimi“, ha aggiunto Cantone, che ha spiegato: “Laudati ha detto che intende rendere dichiarazioni e lo aspettiamo”.

“Quella effettuata da Striano – continua il procuratore di Perugia – è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti che spesso si è limitata a quella richiesta di informazioni, non spetta a me dire se è dossieraggio”. Cantone ha quindi ricordato che qualcuno ha detto che la procura di Perugia ha smentito la presenza di un dossieraggio e precisato che in questi giorni “la procura non ha parlato con nessuno”.

Al momento non sono emersi “elementi che ci facessero pensare a finalità economiche”, ha detto ancora sottolineando che sono stati ovviamente svolti controlli sui conti del finanziere indagato. Nel corso dell’audizione Cantone ha ricordato che “l’atto in sé ha una sua valenza anche in relazione a chi lo utilizza” e ha sottolineato che “l’attivita ha riguardato soprattutto atti non coperti da segreto e ciò ci ha tranquillizzato rispetto a un’attività che resta comunque massiva”.

Riguardo ai rapporti tra il finanziere indagato e i giornalisti coinvolti nell’indagine, Cantone ha osservato: “Ci risulta che Striano con una serie di giornalisti aveva rapporti di amicizia”, ha detto il procuratore precisando che non si sa come il rapporto era nato ma che “non ci sono elementi per ritenere che ci siano state segnalazioni” da parte di qualcuno rispetto alla figura del finanziere. “L’indagine è affidata al gruppo valutario della Gdf di cui mi fido”, ha continuato il procuratore ricordando che la Gdf “è la prima che ha ricevuto un danno” ed è “motivata ad arrivare alla fine di quanto accaduto”.

E ancora: “Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa, per me è un principio fondamentale e la stampa svolge un ruolo determinante. Conosco bene quali sono i limiti e i diritti della stampa”. “I giornalisti sono solo quattro, altre quattro persone avevano rapporti con Striano ma non sono giornalisti”, ha precisato Cantone riguardo ai cronisti coinvolti nell’inchiesta.

Come spiega Cantone, “l’imputazione è provvisoria” e “abbiamo limitato le imputazioni a questi casi in cui abbiamo ritenuto, in base a elementi forti, che non c’era una notizia data alla stampa ma che la stampa aveva commissionato attività di informazione all’ufficiale di polizia giudiziaria. Un’ipotesi investigativa che speriamo sia smentita”.

“Questo numero enorme di dati, di informazioni, di atti scaricati alla banca dati della procura Antimafia, che fine ha fatto? Quanti di questi dati possono essere utili per cento ragioni? Ci preoccupiamo della criminalità organizzata, della stampa, ma quante di queste informazioni possono essere utili anche, per esempio, ai servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale? Tra l’altro tra i dati scaricati ci sono informative banali ma anche atti coperti dal segreto”, ha domandato quindi Cantone.

Secondo il procuratore “sarebbe impossibile contestare l’associazione a delinquere, non c’erano gli elementi“. Secondo l’accusa, l’indagato “fa una serie di favori a una serie di soggetti che fra loro non hanno rapporto”.

“Il tema delle infrastrutture informatiche evidenzia che ovunque ci sono accessi abusivi. C’è bisogno di meccanismi contro gli attacchi esterni, ma anche rispetto agli attacchi interni le banche dati sono vulnerabili, ha aggiunto.

“Il commissariamento della procura Antimafia è una boutade perché un organo giudiziario non può essere commissariato”, ha poi detto rispondendo a una domanda sulle polemiche sulla Procura nazionale Antimafia della quale qualcuno ha chiesto il commissariamento.

“Noi abbiamo sentito il senatore Lotito come persona informata dei fatti“, ha quindi detto rispondendo alle domande dei commissari e precisando che “la nostra indagine riguardava il confezionamento della annotazione”. “Non abbiamo ritenuto che fossero emersi elementi”, ha proseguito Cantone quanto alla sua inchiesta aggiungendo che si è dunque deciso “di trasmettere a Roma che si sta occupando della vicenda specifica”.

Redazione Adnkronos

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