martedì, Febbraio 18, 2020

Intesa Sanpaolo lancia l’offerta su Ubi. Pronta la cessione di 400/500 filiali a Bper -Perché la scelta è caduta su Ubi…

Intesa Sanpaolo offre 17 azioni proprie per 10 azioni Ubi, valorizzandola a 4,9 miliardi di euro: un premio del 28% sui valori di venerdì 14 febbraio 2020

da Il Sol24ore.it del 17 febbraio 2020

di Luca Davi e Marco Ferrando

Un’offerta carta contro carta su Ubi, non ostile ma neanche concordata. È la mossa a sorpresa – annunciata nella tardissima serata del 17 febbraio – con cui Intesa Sanpaolo si getta nel risiko bancario: la decisione è stata presa dal cda del gruppo guidato da Carlo Messina proprio nel giorno in cui l’ex popolare ha presentato il suo nuovo piano industriale al 2022.

Intesa Sanpaolo offrirà 17 azioni del nuovo gruppo ogni 10 azioni di Ubi, valorizzando quest’ultima 4,9 miliardi: la cifra corrisponde a un premio del 28% sui valori di venerdì 14 febbraio, prima del balzo con cui Piazza Affari ha salutato il piano di Victor Massiah. Secondo quanto si è appreso, la scelta di Messina e del cda di Intesa è caduta su Ubi, una delle banche più prossime al colosso milanese, non solo per l’affinità identitaria ma anche per la qualità della gestione e l’attenzione per i temi della sostenibilità.

L’operazione di Intesa non si ferma qua. Ca’ de Sass ha sottoscritto anche un accordo con Bper, vincolato all’esito positivo dell’operazione con Ubi, per cedere 400/500 filiali nel Nord Italia. L’operazione, nei piani, dovrebbe consentire di creare il settimo gruppo bancario in Europa per attivi, in grado di realizzare utili consolidati stimati a oltre 6 miliardi nel 2022.

Previste sinergie derivanti dall’aggregazione e stimate a regime in circa 730 milioni ante imposte per anno, con costi di integrazione una tantum stimati complessivamente in 1,27 miliardi.

Le due realtà
Due banche simili ma anche diverse, se non altro dal punto di vista delle dimensioni. Intesa Sanpaolo è oggi uno dei principali gruppi bancari in Europa con una capitalizzazione di mercato di circa 40 miliardi di euro. Il gruppo vanta una posizione di leadership in Italia in tutti i settori di attività, dal retail al corporate fino al wealth management con una quota di mercato del 18% nei depositi e 17% nei crediti: cifre, queste, destinate a essere ulteriormente accresciute nel caso in cui l’operazione Ubi dovesse andare in porto, e che saranno valgiate ovviamente dall’Antitrust.

Oggi Intesa conta circa 11,8 milioni di clienti grazie al supporto di circa 3.800 sportelli sparsi su tutto il territorio nazionale con quote di mercato non inferiori al 12% in 17 regioni su 20. Per anni si sono ipotizzate mosse all’estero, dove il gruppo vanta una presenza di circa 1.000 sportelli e 7,2 milioni di clienti, incluse le banche controllate operanti nel commercial banking in 12 Paesi in Europa centro-orientale e in Medio Oriente e Nord Africa e una rete internazionale specializzata nel supporto alla clientela corporate in 25 Paesi. Sul 2018, la banca ha pagato 3,4 miliardi di euro di dividendi, mentre sono stati proposti 3,4 miliardi di dividendi per il 2019.

Ubi, da parte sua, rappresenta il terzo gruppo gruppo bancario del paese per capitalizzazione dopo Intesa, e UniCredit. Nata il primo aprile 2007 dalla fusione di Bpu e Banca Lombarda e Piemontese, dal 2015 la banca ha abbandonato il suo status di banca popolare per diventare un Spa.

Il gruppo oggi è essenzialmente domestico, vanta una copertura multiregionale con circa 1600 filiali, di cui 608 in Lombardia e 144 in Piemonte e una rilevante presenza nel Centro e Sud Italia. Il gruppo guidato da Victor Massiah, che ha appena presentato un piano industriale triennale, conta circa 20mila dipendenti.

L’accordo con Bper
Nel contempo come detto, Bper ha sottoscritto con Intesa Sanpaolo un contratto che prevede, in caso di perfezionamento dell’offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria promossa dalla stessa Intesa Sanpaolo su Ubi, di acquisire un ramo d’azienda composto da circa 1,2 milioni di clienti distribuiti su 400/500 filiali bancarie, ubicate in prevalenza nel nord del Paese. La mossa servirebbe a Intesa per problemi di concentrazione, per Bper un’opportunità per spostare il baricentro nel Nord Italia.

L’operazione sarà supportata da un aumento di capitale in opzione ai propri azionisti stimato in via prudenziale fino ad un massimo di 1 miliardo.

 

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