giovedì, Novembre 21, 2019

LE STIME Ocse: «Italia comincia a rivedere la luce, bene così». Pil a +0,4% nel 2020

Laurence Boone, capo economista Ocse

da Corriere.it-Redazione Economia 21 nov 2019

In Italia si comincia «a vedere una luce. Ed è bene così»: lo ha detto la capo economista dell’Ocse, Laurence Boone, alla presentazione dell’ Economic Outlook. Alla domanda se fosse preoccupata della crescita del debito pubblico fotografata oggi dall’Ocse, Boone ha risposto: «Quello che mi preoccupa è riuscire a far ripartire la crescita in Italia e quello che mi rassicura è che oggi penso ci siano le condizioni necessarie, c’è un vero dialogo con l’Europa, si cerca di equilibrare le riforme, il sostegno all’attività, il piano Industria 4.0».

Le «misure fiscali adottate dall’Italia e una crescita più lenta»   faranno crescere il debito pubblico al 136% del Pil nel 2019 e al 136,1% nel 2020, prima che torni a scendere nel 2021, al 135,6%: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse pubblicate oggi. La crescita del Pil italiano dovrebbe riprendere «molto gradualmente», allo 0,4% nel 2020 e allo 0,5% nel 2021, contro lo 0,2% del 2019: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse. Per l’Ocse da un lato peseranno la «fiacca domanda esterna» e le «persistenti incertezze» legate agli attriti commerciali globali dall’altro «i consumi interni dovrebbero crescere in modo moderato, spinti dalla stabilizzazione della fiducia dei consumatori e dai tagli al cuneo fiscale per molti lavori dipendenti».

Il tasso di disoccupazione dell’Italia è calato al 10% nel 2019 e nel 2020 dopo il 10,6% del 2018: è quanto emerge dalle prospettive economiche dell’Ocse diffuse oggi. Secondo l’organismo con sede a Parigi, il dato dovrebbe tornare a crescere, al 10,2%,nel 2021. «L’occupazione – scrive l’Ocse nella scheda di sintesi dedicata all’Italiaha continuato a crescere, anche se ad un ritmo più lento, con una quota maggiore di nuove assunzioni coperte da contratti a tempo indeterminato».

La crescita globale restera’ debole, in un diffuso clima di incertezza. E’ la diagnosi dell’Ocse che nell’Outlook economico semestrale riduce ancora le stime del Pil mondiale per il 2020, portandole a +2,9% dal 3% previsto solo due mesi fa e dal 3,4% indicato a maggio.

Per quest’anno e’ confermato un aumento del 2,9%, dopo la revisione al ribasso di 0,3 punti di settembre e per il 2021 la previsione iniziale e’ di un marginale miglioramento al 3%. Di tutta evidenza la riduzione delle stime della Germania: l’Ocse per il 2020 prevede ora solo un aumento del Pil dello 0,4%, come l’Italia, con cui quindi la (ex) locomotiva europea condivide la `maglia nera´ per la crescita tra i maggiori Paesi l’anno prossimo. Le stime per la Penisola restano comunque le piu’ deboli sui tre anni tra i big. Sono, pero’, ritoccate al ribasso anche le stime degli Usa, penalizzati dalla guerra commerciale che hanno loro stessi scatenato. A livello mondiale, si tratta del ritmo di crescita piu’ lento dalla crisi finanziaria globale, sottolinea la capo-economista Ocse Laurence Boone.

La preoccupazione maggiore e’ che `il peggioramento delle prospettive riflette problemi strutturali che non sono stati affrontati piu´ che uno shock ciclico’. Il mondo e’ alle prese con il cambiamento climatico e la digitalizzazione e con un quadro del commercio e della geopolitica sempre piu’ lontano dall’ordinamento multilaterale. `Sarebbe un errore considerare queste trasformazioni come fattori temporanei che possono essere affrontati con la politica monetaria o fiscale: sono strutturali.

In mancanza di una chiara direzione di politiche su questi quattro argomenti, l’incertezza continuera´ a restare elevata e a danneggiare le prospettive di crescita’, ammonisce la capo-economista. Nell’insieme si sono intensificati i rischi al ribasso. Del resto, il commercio mondiale, mentre imperversano le tensioni tra Usa e Cina resta `straordinariamente debole´ , con una crescita ridotta all’1,2% quest’anno, il livello minimo da 10 anni, cui seguira’ una modesta ripresa nel 2020-21. La fiducia delle imprese continua a calare, soprattutto nel manifatturiero, dove pesa molto la guerra commerciale.

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