martedì, Marzo 3, 2020

Roma, Fontana di Trevi senza turisti per il coronavirus. “Scenario apocalittico” ma la Grande Bellezza è intatta

Vuoti ristoranti, bar e negozi. Disdette negli hotel. Ma “Trevi non trema” e i commercianti propongono sconti e sostegni alle imprese delle zone rosse

da La Stampa del

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Fontana di Trevi senza turisti. Il coronavirus ha fatto in modo che si realizzasse quello che finora sembrava impossibile: il deserto attorno a uno dei simboli più famosi di Roma. Il monumento fra i più visitati al mondo, sempre pieno zeppo di persone che si accalcavano per fotografare il capolavoro di Nicola Salvi, farsi un selfie e gettare le monetine esprimendo un desiderio, sembra essere atterrato su un altro pianeta. E non più qui, nel cuore della Città eterna che appare irriconoscibile. In una giornata grigia e ventosa di inizio marzo c’è pochissima gente. Saranno una cinquantina forse qualcosa in più, quelli che ammirano la maestosa fontana. Praticamente nessuno visto che normalmente si contano migliaia di visitatori, ogni giorno dell’anno, d’estate come d’inverno. Con il caldo e con il freddo. Con il sole e con la pioggia. Mai nulla, finora, aveva interrotto il flusso infinito di viaggiatori a caccia della Grande Bellezza a portata di sguardo. Si era pensato a numeri chiusi, a ingressi contingentati, a barriere per diminuire la calca.

“Ci voleva un virus a far dimunuire la calca dei turisti”

«Ci voleva un virus a rallentare la ressa dei turisti» commenta con un sorriso agro dolce Federica, impiegata trentenne che viene dalla Sicilia e non ha voluto annullare in alcun modo il suo viaggio programmato da tempo nella Capitale. Prova a stemperare i toni ricordando che «la bellezza salverà il mondo».

Accanto a lei c’è una signora  svedese che sfoggia una vistosa mascherina e rimane davanti alla fontana pochi minuti, il tempo di fare una foto e fuggire via: «Sono stata quasi due mesi nel sud Italia per vacanza, ora voglio solo tornare al più presto a casa mia» spiega. Poi si guarda in giro, verso i ristoranti della piazza ma poi fa dietro front: «Mangerò in albergo» decide.

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“Ci voleva un virus a far dimunuire la calca dei turisti”

«Ci voleva un virus a rallentare la ressa dei turisti» commenta con un sorriso agro dolce Federica, impiegata trentenne che viene dalla Sicilia e non ha voluto annullare in alcun modo il suo viaggio programmato da tempo nella Capitale. Prova a stemperare i toni ricordando che «la bellezza salverà il mondo».

Accanto a lei c’è una signora  svedese che sfoggia una vistosa mascherina e rimane davanti alla fontana pochi minuti, il tempo di fare una foto e fuggire via: «Sono stata quasi due mesi nel sud Italia per vacanza, ora voglio solo tornare al più presto a casa mia» spiega. Poi si guarda in giro, verso i ristoranti della piazza ma poi fa dietro front: «Mangerò in albergo» decide.

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L’iniziativa “Trevi non trema”: sconti in hotel e ristoranti e sostegno alle imprese delle zone rosse

I locali, i bar, lo storico fornaio della piazza, i negozi di souvenir e dintorni sono vuoti. Perché tornino a riempirsi e tutta la zona torni a vivere l’Associazione commercianti del rione Trevi ha lanciato l’iniziativa “Trevi non trema”  mettendo a punto una «risposta attiva» a questa crisi «imprevedibile e inaspettata».

A definirla così è il presidente dell’associazione Fabrizio Patrizi che ha chiamato a raccolta esercenti e ristoratori. E anticipa a La Stampa il suo piano di rilancio temporaneo contro la psicosi da coronavirus:  due settimane, dal 9 al 22 marzo, con proposte a prezzi vantaggiosi nei ristoranti che vedranno menù gourmet con  prodotti italiani provenienti, quando possibile, dalle zone rosse e gialle dell’emergenza. E con l’impegno dei ristoratori all’approvvigionamento, al termine dell’iniziativa, in quelle stesse aree per risollevare le imprese pesantemente colpite dallo stop forzato a causa della diffusione del Covid 19. E con soggiorni scontati anche del 20% negli hotel e nei B&B intorno alla Fontana di Trevi, così come ci saranno «forti ribassi per i prodotti artigianali».

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Calo di presenze del 90%

Il calo degli acquisti e delle presenze si è fatto sentire eccome negli ultimi giorni. Patrizi parla di una «diminuzione generalizzata nelle attività commerciali intorno all’70% e del 90% per quanto riguarda l’accoglienza con cancellazioni pressoché totali che arrivano fino a maggio».

A confermare la situazione “nera” c’è anche Giovanni Cappelli chef del ristorante “Le Tamerici” che si trova in vicolo Scavolino fra via del Tritone e via del Lavatore (negozi e ristoranti deserti anche qui come in via delle Muratte, via della Stamperia e tutto intorno) nelle immediate vicinanze della famosa fontana: «Ieri abbiamo chiuso prestissimo, alle 21. Non c’è gente, non c’è passaggio- spiega-. Abbiamo avuto molte disdette dall’estero: un gruppi di 20 persone dalla Cina, un altro di 18 operatori di una nota azienda di cosmetici del Giappone. E poi avevamo in programma uno scambio cultural-gastronomico con 40 studenti francesi di Grenoble con la nostra scuola Italian Kitchen Academy Italian che ha sede qui di fronte: tutto bloccato, non verrà nessuno».

“Lavoriamo solo al mattino e soltanto perché c’è la Presidenza del Consiglio qui vicino”

Stessi toni al “Diana’s place Cafe”, fra la Fontana di Trevi e la galleria Alberto Sordi in via di Santa Maria in Via che si “salva” solo perché ci sono i palazzi della politica a un passo: «Abbiamo registrato un calo di turisti da lunedì 17 febbraio- spiega Agostino Zappimpulso Cluster Food and beverage Director del locale-. Quasi 50% di clienti in meno. Ora lavoriamo praticamente solo la mattina con gli uffici e la presidenza del Consiglio che è molto attiva in questo momento».

«Abbiamo deciso di chiudere nel pomeriggio alle 16 invece che la sera alle 22 -conclude-.  Lo scenario in giro è davvero apocalittico, non gira nessuno, mai visto questa zona così bella in questo stato».

L’iniziativa “Trevi non trema”: sconti in hotel e ristoranti e sostegno alle imprese delle zone rosse

I locali, i bar, lo storico fornaio della piazza, i negozi di souvenir e dintorni sono vuoti. Perché tornino a riempirsi e tutta la zona torni a vivere l’Associazione commercianti del rione Trevi ha lanciato l’iniziativa “Trevi non trema”  mettendo a punto una «risposta attiva» a questa crisi «imprevedibile e inaspettata».

A definirla così è il presidente dell’associazione Fabrizio Patrizi che ha chiamato a raccolta esercenti e ristoratori. E anticipa a La Stampa il suo piano di rilancio temporaneo contro la psicosi da coronavirus:  due settimane, dal 9 al 22 marzo, con proposte a prezzi vantaggiosi nei ristoranti che vedranno menù gourmet con  prodotti italiani provenienti, quando possibile, dalle zone rosse e gialle dell’emergenza. E con l’impegno dei ristoratori all’approvvigionamento, al termine dell’iniziativa, in quelle stesse aree per risollevare le imprese pesantemente colpite dallo stop forzato a causa della diffusione del Covid 19. E con soggiorni scontati anche del 20% negli hotel e nei B&B intorno alla Fontana di Trevi, così come ci saranno «forti ribassi per i prodotti artigianali».

Calo di presenze del 90%

Il calo degli acquisti e delle presenze si è fatto sentire eccome negli ultimi giorni. Patrizi parla di una «diminuzione generalizzata nelle attività commerciali intorno all’70% e del 90% per quanto riguarda l’accoglienza con cancellazioni pressoché totali che arrivano fino a maggio».

A confermare la situazione “nera” c’è anche Giovanni Cappelli chef del ristorante “Le Tamerici” che si trova in vicolo Scavolino fra via del Tritone e via del Lavatore (negozi e ristoranti deserti anche qui come in via delle Muratte, via della Stamperia e tutto intorno) nelle immediate vicinanze della famosa fontana: «Ieri abbiamo chiuso prestissimo, alle 21. Non c’è gente, non c’è passaggio- spiega-. Abbiamo avuto molte disdette dall’estero: un gruppi di 20 persone dalla Cina, un altro di 18 operatori di una nota azienda di cosmetici del Giappone. E poi avevamo in programma uno scambio cultural-gastronomico con 40 studenti francesi di Grenoble con la nostra scuola Italian Kitchen Academy Italian che ha sede qui di fronte: tutto bloccato, non verrà nessuno».

“Lavoriamo solo al mattino e soltanto perché c’è la Presidenza del Consiglio qui vicino”

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«Abbiamo deciso di chiudere nel pomeriggio alle 16 invece che la sera alle 22 -conclude-.  Lo scenario in giro è davvero apocalittico, non gira nessuno, mai visto questa zona così bella in questo stato».

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