sabato, Luglio 11, 2020

Una sforbiciata netta alle ambizioni del futuro bilancio europeo……..

Proposta del presidente del Consiglio europeo: bilancio dell’Unione ridotto, Ma resta intatto il budget per il Recovery fund: il piano finanziario straordinario da 750 mld di euro a sostegno delle economie dei paesi Ue più duramente colpiti dalla pandemia.

da  dell’11/07/2020

di Luigi Chiarello

Una sforbiciata netta alle ambizioni del futuro bilancio europeo, ma resta intatto il budget per il Recovery fund: il piano finanziario straordinario da 750 mld di euro a sostegno delle economie dei paesi Ue più duramente colpiti dalla pandemia. Arriva, però, un «regalino» ai Paesi Bassi, per superarne il veto. Sono sei i pilastri su cui poggerà il possibile futuro accordo sulla strategia per la ripresa in Europa; ma «ora va trovato il giusto equilibrio per raggiungere un accordo politico»: lo ha chiosato ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo aver concluso i suoi incontri bilaterali coi leader dei paesi Ue e i rappresentanti dell’Europarlamento.

Il primo pilastro poggia sulla proposta relativa al Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021/27 dellUnione europea: «Ho proposto un bilancio di 1.074 mld di euro per raggiungere gli obiettivi a lungo termine e garantire piena capacità al Recovery plan. La proposta riflette due anni di discussioni tra gli stati».

Si tratta di un ridimensionamento netto: c’è un taglio di 20 mld rispetto alla proposta avanzata dallo stesso Michel a fine 2019 e di 10 mld rispetto a quanto messo sul tavolo dai capi di stato e di governo Ue in un vertice di febbraio. Ma, soprattutto, c’è una sforbiciata da 60 mld rispetto alla proposta avanzata dalla Commissione Ue (1.134 mld) e di 250 mld rispetto alla proposta dellEuroparlamento (1.324 mld).

Già, ma dove insistono i tagli? Restano invariate le risorse per le politiche di coesione (323,2 mld) e per la Politica agricola comune (333,3 mld). Invariati anche i fondi per le politiche di immigrazione (8,7 mld). Il grosso dei tagli piomba sul programma InvestEU, erede del piano Juncker per gli investimenti strategici: meno 10 mld euro, a cui si aggiunge un taglio di 5 mld sul piano ricerca. Questo cala a 75,9 mld.

Il secondo pilastro sono i «rebates», cioè gli sconti, le correzioni alla contribuzione: «Saranno mantenuti per Germania, Danimarca, Olanda, Austria e Svezia», ha detto Michel, per venire incontro alle istanze dei cosiddetti paesi frugali.

Sempre in favore dei paesi frugali e, in particolar modo, dellOlanda, si dispone la costituzione di un nuovo strumento: una riserva di bilancio di 5 mld di euro per le «conseguenze imprevedibili della Brexit, in favore dei paesi più esposti verso il Regno Unito» a causa delle forti relazioni commerciali in essere. In sostanza, è una specie di do ut des per avere da LAia il via libera al pacchetto sul Recovery plan.

Il terzo pilastro per l’intesa, invece, è la dimensione del Recovery fund, confermato in 750 mld. Gran parte delle sue risorse è contenuta nel Fondo per la ripresa e la capacità di resistenza, che vale 560 mld. A questo si aggiunge il quarto pilastro dell’accordo e cioè la proporzione tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto nell’ambito del Recovery plan: 250 mld per i primi e 500 mld per i trasferimenti a fondo perduto, così da «evitare di sovraccaricare gli Stati con un livello più elevato di debito», ha spiegato Michel.

Il quinto pilastro dell’accordo a cui ha lavorato il presidente del Consiglio Ue «è la ripartizione dei fondi del Recovery plan», a garanzia che il denaro vada alle regioni e ai settori più colpiti. Michel ha proposto che il 70% dello strumento venga impegnato nel 2021-22 secondo i criteri di allocazione proposti dalla Commissione Ue e il 30% nel 2023 prendendo in considerazione il calo del Pil nel 2020/21. L’ammontare totale delle risorse dovrà essere sborsato entro il 2026.

Infine, il sesto pilastro tocca «la questione della governance e della condizionalità con tre obiettivi da raggiungere», ha spiegato il presidente del Consiglio Ue:

– il primo target sono i piani nazionali di riforma, che gli stati Ue prepareranno per il 2021-2023 in linea con le raccomandazioni del semestre europeo;

– il secondo è la transizione ecologica del sistema energetico e produttivo per far fronte al cambiamento climatico e portare l’Unione europea alla neutralità climatica entro il 2050;

– la terza condizionalità è la questione dello stato di diritto e dei valori Ue. Michel ha proposto che la Commissione europea e la Corte dei Conti Ue denuncino le lacune allo stato di diritto nell’implementazione del bilancio e nella definizione e concessione dei finanziamenti.

Tra una settimana, il 17 e 18 luglio, i 27 leader dell’Unione europea si riuniranno a Bruxelles per discutere di tutto questo.

 

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