mercoledì, Dicembre 11, 2019

ELEZIONE-Marta Cartabia presidente della Corte Costituzionale, la prima volta di una donna: «Sesso ed età non contino più»

Cinquantasei anni, da otto alla Consulta: era vicepresidente di Giorgio Lattanzi, che ha lasciato il palazzo lunedì dopo nove anni.

dal Corriere.it di Giovanni Bianconi del 11 dicembre 2019 (modifica il 11 dicembre 2019 | 12:26)

Con l’elezione del nuovo presidente della Corte costituzionale, avvenuta stamattina, comincia una nuova stagione al palazzo della Consulta.

Il nome designato dai 14 giudici (lei ha lasciato la scheda bianca), dopo essere circolato con tanta insistenza, è stato quello di Marta Cartabia, attuale vicepresidente, 56 anni, da otto alla Consulta. Sarà la prima donna a sedere sullo scranno più alto della Corte, quarta carica dello Stato, un segnale storico. «Sì è rotto un vetro di cristallo. Ho l’onore di essere qui come apripista», ha sottolineato Cartabia. «La neopresidente finlandese ha detto che età e sesso non contano più. In Italia un po’ ancora contano, spero presto di poter dire che non contano più».

Giorgio Lattanzi, ormai ex presidente, ha lasciato il palazzo lunedì dopo nove anni di permanenza (e oltre due di presidenza), sostituito dal giudice Stefano Petitti. Le alternative maschili erano gli altri due vicepresidenti: Aldo Carosi, che ha la sua stessa anzianità di giudice costituzionale (sia a lui che a Cartabia restano nove mesi) e Mario Morelli, in scadenza di mandato a novembre 2020.

La continuità con la gestione Lattanzi sarà la conseguenza di un’impronta data dal presidente emerito divenuta pressoché indelebile, oltre che largamente condivisa tra i giudici. Non solo per le significative pronunce in tema di diritti che hanno segnato la giurisprudenza costituzionale (tra le più recenti quelle sul fine vita e sul cosiddetto ergastolo ostativo), ma per l’apertura che la stessa Corte ha voluto fare verso l’esterno. Un allargamento di visuale andata oltre il palazzo della Consulta, estendendosi alla società su cui le decisioni dei giudici hanno riflessi concreti. I “viaggi” nelle scuole e nelle carceri sono l’emblema concreto di un coinvolgimento nella realtà del Paese dal quale difficilmente si potrà tornare indietro, e che continuerà con la nuova presidente.

Condividi su: