lunedì, Settembre 16, 2019

Illuminazione pubblica, l’Italia spreca

L’Italia è uno dei Paesi più luminosi del continente e non bada a spese. Tanto che il consumo di energia elettrica pro capite per l’illuminazione pubblica è il doppio di quello della media europea, e quasi il triplo di quello della Germania. E le province più povere sprecano più corrente delle altre

di CRISTINA BELLON da  LA STAMPA

Pubblicato il 16 Settembre 2019

L’Italia è uno dei Paesi più luminosi del continente e non bada a spese. Tanto che il consumo di energia elettrica pro capite per l’illuminazione pubblica è il doppio di quello della media europea, e quasi il triplo di quello della Germania. Addirittura, le province che vivono nelle peggiori condizioni economiche sprecano più corrente delle altre. A darne notizia è stato l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Carlo Cottarelli, sulla base di un lavoro a cura di Fabio Falchi e di Riccardo Furgoni, pubblicato sul Journal of Environmental Management.

Lo studio confronta i consumi per illuminazione pubblica tra l’Italia e gli altri paesi europei. Due mappe mostrano i flussi luminosi sprecati, quelli cioè diretti verso il cielo, di nessuna utilità per i cittadini, ma che incentivano l’inquinamento luminoso. Se consideriamo i flussi luminosi rilevati da satellite di ogni provincia europea, in rapporto alla popolazione, i Paesi in cui la quantità di luce sprecata pro capite è più elevata sono Portogallo, Spagna e Italia. I paesi più virtuosi sono invece quelli dell’Europa centrale e orientale

Lo stesso vale per i flussi di luce rapportati al prodotto interno lordo. Anche in questo caso, Portogallo, Spagna e Italia sono i paesi meno virtuosi, a differenza dei paesi del Centro Europa e dell’Europa dell’Est.

L’analisi poi mette a confronto le province italiane con quelle degli altri paesi europei, ordinando 1359 province europee, secondo i flussi di luce pro capite, dalla più virtuosa alla più sprecona. Nel primo 40% della graduatoria nemmeno l’ombra di una provincia italiana: bisogna arrivare alla 567esima riga per trovare Napoli, seguita da Bolzano (578esima) e da Genova (660esima).

Tutte le altre nostre province stanno nella seconda metà della classifica e ben 58 province italiane su 110 (il 53%) sono nell’ultimo 20 per cento della classifica europea. Tra le più luminose: Olbia-Tempio (1305esima), L’Aquila (1263esima) e Aosta (1262esima).

“La paura del buio costringe gli italiani a spendere oltre il triplo di quello che spendono i tedeschi” dichiara il fisico Fabio Falchi. “Le persone pensano che sia sufficiente illuminare un luogo per renderlo sicuro. Abbiamo città 10 volte più illuminate rispetto a cinquant’anni fa però i crimini e gli incidenti si verificano sempre. Basterebbe optare per un’atmosfera un po’ più “romantica” nei nostri centri storici, in modo, tra l’altro, da non rovinarne l’atmosfera con luci abbaglianti e di tonalità fredde, spettrali. Si otterrebbe un vantaggio per le casse dello Stato e per il nostro comfort visivo. Il nostro occhio infatti quando è sottoposto a sbalzi di luce, da una via molto illuminata ad una buia, non riesce ad adattarsi velocemente al cambiamento.”

Spendiamo troppo e male. L’Osservatorio sui conti pubblici italiani, in una nota del 21 maggio 2018, ha messo in evidenza che il Belpaese, nel 2017, ha utilizzato 6.000 GWh, con un consumo pro capite di 100 kWh, e che i costi sostenuti per illuminazione pubblica italiana ammontano a 1,7 miliardi di euro, pari a 28,7 euro pro capite rispetto a una media di 16,8 euro dei principali paesi europei. Altra curiosità che emerge dalla nota è che nell’ultimo decennio il consumo è rimasto sostanzialmente stabile.

“Si potrebbe risparmiare diverse centinaia di milioni l’anno sprecando meno illuminazione pubblica senza spegnere la luce nelle strade dove circolano le persone” dichiara Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici. “Servono impianti migliori e occorre non illuminare dove non è necessario. Aiuterebbe anche a ridurre l’inquinamento luminoso”

Il risparmio potenziale, stimato nelle Proposte per una Revisione della Spesa Pubblica del marzo 2014, era di circa 300 milioni da realizzare in tre anni. E le misure previste erano distinte tra misure di breve e di medio periodo.

Le prime avrebbero consentito di generare risparmi a costo zero, ma nessuna di queste è stata adottata. Le seconde, invece, consistevano nella sostituzione di impianti di illuminazione inefficienti e nel passaggio a illuminazione a LED.

In effetti, il passaggio a LED è avvenuto in molti comuni, ma presenta importanti criticità legate ai criteri ambientali adottati. “Quasi tutti i led usati fino ad ora” spiega Falchi “hanno un elevatissimo contenuto di luce blu che inquina di più perché si diffonde facilmente nell’atmosfera, e influisce sui nostri ritmi circadiani. La soluzione è utilizzare i led a luce bianco calda o luce ambrata. La tecnologia moderna ci consente anche di regolare la luce con sensori di movimento.”

Attraverso queste misure l’Osservatorio ha stimato che i consumi pro capite italiani potrebbero essere ridotti nel medio-lungo periodo del 50%. E non sarebbe una novità in Europa. La Germania ne è un esempio: tra il 2007 e il 2016 ha ridotto la spesa pro capite del 53%.

In Italia il consumo di energia elettrica pro capite per l’illuminazione pubblica nel 2017 è stato il doppio di quello della media europea. La spesa complessiva per illuminazione pubblica è di 1,7 miliardi di euro, pari a 28,7 euro pro capite rispetto a una media di 16,8 euro dei principali paesi europei.

Alcune misure di efficientamento potrebbero generare un risparmio notevole senza creare disagi alla collettività, realizzando un importante contenimento della spesa e una forte riduzione dell’inquinamento luminoso.

Inchiesta

 

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